Giovanna Giordano
Informatica, titolare Escamotages, co-fondatrice Sloweb
Quando le fotografie si stampavano sulla carta e ognuna di esse aveva il suo bel corrispettivo in lire, si stava molto attenti a selezionare le inquadrature ancora prima ancora di premere il pulsante. Quando poi si ritirava dal fotografo il pacco con i negativi da una parte e le fotografie stampate dall’altra, prima si mostravano agli amici più intimi, poi scattava in ciascuno il bisogno di metterle in ordine. Qualcuno le classificava in modo maniacale, qualcuno riempiva album con gli scatti migliori e scriveva dettagliate didascalie, qualcun altro le lasciava accumulare in un cassetto o in uno scatolone per poter giocare ogni tanto a pescarle a caso per ricordare un momento speciale.
Le foto appena ritirate erano di solito un po’ incurvate e avevano un caratteristico odore di nuovo, poi, a furia di stazionare nei cassetti o restare incollate agli album, si distendevano, si rilassavano e si scolorivano con il tempo. A distanza di anni capita di ritrovare uno scatolone dove le foto si sono un po’ mescolate: l’austero bisnonno coi baffi si trova proprio al di sopra della ragazza in bikini degli anni sessanta, il nonno arrampicato in montagna incontra il nipote lattante adagiato sul petto prosperoso della nutrice, oppure l’ex-ex-ex-fidanzato si ritrova accanto alla foto di nozze della sua ex-bella con un altro molto diverso da lui.
Comunque fossero organizzati – i ricordi sono un fatto assolutamente personale – quei fogli di carta fotografica, prima in banco e nero poi colorati, costituivano i pilastri della nostra memoria personale, aiutati da pacchi di lettere, ritagli di giornali, qualche bigliettino significativo: una dichiarazione d’amore della compagna di banco, una cartolina di auguri inaspettata, il biglietto del tram usato per quell’appuntamento.
Che accade oggi? Tutti abbiamo in tasca uno smartphone con almeno due telecamere da decine di megapixel, ciò che scattiamo si vede subito (altro che Polaroid!), si può ritoccare, sottolineare, migliorare come un quadro. Di conseguenza siamo sempre tutti pronti a fotografare e, subito dopo, pubblicare le nostre imprese sui social. In questo modo anche gli amici lontani o illustri sconosciuti, in tempo quasi reale, possono sapere che cosa abbiamo cucinato oggi, vedere il nostro cane o ricevere i nostri auguri di Pasqua con tanto di uova e coniglietto.
Certamente la comunicazione online e social presenta molti vantaggi e nuove opportunità di coltivare rapporti personali, tuttavia mi chiedo come facciamo oggi a costruire ricordi che durino nel tempo. Siamo immersi in comunicazioni sempre più veloci e nell’illusione che tutti i nostri dati siano sempre a disposizione su qualche nuvola o sui social, ma raramente ci concediamo momenti calmi di riflessione e riorganizzazione dei dati stessi. Scattiamo in continuazione piattini e gattini, bicchieri e piaceri, panorami e legami, ma distinguiamo ancora i ricordi significativi dal chiacchiericcio? Se vogliamo ripescare qualcosa di importante, sappiamo dove andare a cercarlo?
Rinvangare il passato non serve, l’importante è essere consapevoli dei nostri comportamenti e organizzarsi di conseguenza per superare le criticità senza perdere la capacità di elaborare ricordi, quelli senza i quali non possiamo costruire la nostra identità.