Filippo Lippi
(Firenze 1406 – Spoleto 1469)
Sant’Agostino e Sant’Ambrogio
tempera su tavola, cm 128 x 65
San Gregorio e San Girolamo
tempera su tavola, cm 130 x 65
Non conosciamo le vicende antiche dei dipinti, forse eseguiti per una sede agostiniana fiorentina, in quanto la prima menzione risale al 1828, quando si trovava nella collezione Mossi. Si tratta di una tra le più celebri opere della Pinacoteca, pienamente rappresentativa dell’arte di Lippi, uno dei protagonisti del Rinascimento fiorentino. In origine costituivano le due ante laterali di un trittico smembrato in data imprecisata (forse all’epoca delle soppressioni napoleoniche) la cui parte centrale (Madonna in trono col Bambino) è conservata al Metropolitan Museum di New York.
Le figure dei quattro dottori della chiesa riempiono lo spazio con maestosa monumentalità, accentuata dalla gravitas dei gesti e delle pose, e sostenute da un disegno rigoroso. Sant’Agostino a sinistra, visto di scorcio mentre si volta verso lo spettatore con lentezza e sguardo intenso, sembra ricavato in una colonna dorica, che l’ombra densa rende in una compiuta tridimensionalità. Ciò testimonia l’attenzione rivolta da Filippo Lippi non solo alla potente volumetria di Masaccio, ma anche alla scultura di Donatello, che abilmente riesce a ‘tradurre’ attraverso il colore e i contrasti di luce e ombra nella fisiologica bidimensionalità del mezzo pittorico.
La datazione più verosimile dovrebbe risalire agli anni immediatamente seguenti il 1437-38 per le affinità stilistiche con la Madonna di Tarquinia (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica) e la Pala Barbadori (Parigi, Louvre), datate proprio in quegli anni.