Afghanistan

La Clinica dell’Amicizia è stata realizzata nell’anno 2008 grazie al contributo del Comune e della Provincia di Belluno. A partire dallo stesso anno International Help collabora con l’Associazione Culturale Afghan Future Foundation al mantenimento di un piccolo ospedale (40 letti, una sala parto e una sala operatoria) nel distretto 13 di Kabul.

La situazione a Kabul era difficile non solo per la guerra in corso, ma anche per la assoluta carenza di elementari dotazioni igieniche e sanitarie.
Il progetto assisteva annualmente più di 30.000 donne e bimbi altrimenti privi di assistenza sanitaria pubblica e impossibilitati per ragioni economiche ad accedere a strutture private, e offriva servizi nell’ambito della prevenzione, dell’assistenza, soprattutto ostetrico-ginecologica, della pratica vaccinale e dell’emergenza.

La Clinica forniva inoltre assistenza sul versante della contraccezione e di una maternità consapevole, coinvolgendo anche i maschi “capifamiglia”e svolgendo un’opera di assoluta avanguardia in difesa dei diritti della donna in una situazione assai difficile.

International Help operava su due fronti:

  • mantenimento dei due medici afghani (chirurgo e ginecologo) operanti nella struttura, e degli altri operatori sanitari, in tutto 13 persone;
  • finanziamento di opere di manutenzione e ammodernamento della struttura.

Il sostegno di International Help rappresentava non solo un atto di solidarietà verso una popolazione in sofferenza da decenni, ma anche un intervento profondamente “politico” di supporto a un movimento laico e progressista che già durante il governo dei Taliban aveva sostenuto i diritti violati della donna e delle minoranze e che seguita a farlo in una situazione di grande difficoltà e di rischio personale.

Purtroppo il ritorno dei Talebani a Kabul ha posto fine a questa bellissima esperienza. Il giorno successivo al loro arrivo nella capitale, nell’agosto 2021, i militanti islamici hanno fatto irruzione nella clinica impossessandosi dell’elenco dei sanitari fortunatamente già rifugiatisi fuori dal quartiere. Sono stati giorni di grande tensione dopo l’appello inviatoci dal direttore sanitario Abdulrazek Esmaeli che ci implorava di mobilitarci per salvarli dalla rappresaglia dei Talebani che li avrebbe condotti alla tortura e alla morte in quanto “colpevoli” di pratiche blasfeme quali le vaccinazioni e la contraccezione. Grazie all’intervento di molti esponenti della politica italiana, soprattutto all’impegno dei nostri militari, i nostri amici sono riusciti a riparare in Italia sani e salvi, dove continuiamo a seguirne il percorso di integrazione anche con eventi di raccolta fondi.